WhatsApp e la Privacy

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Perché tutti usano WhatsApp

WhatsApp è l’app di messaggistica più utilizzata al mondo. Chi di noi non ce l’ha? È gratuita, veloce da installare, permette di scambiare messaggi senza pagare (ovviamente ci si deve connettere a Internet, spendendo dunque secondo il proprio piano tariffario).

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Cosa permette di fare e a che prezzo

Dà la possibilità di inviare dei comodi audio ai propri contatti (anche se, ammettiamolo, per qualcuno i messaggi vocali di dieci minuti sono un incubo!), di spedire foto e video con facilità, oltre che effettuare videochiamate con diversi partecipanti (mai quanto Zoom però).

WhatsApp ha anche l’opzione di creare dei gruppi, a cui possono partecipare un numero enorme di persone, per creare le famose “chat famiglia” o le chat fra gruppi di amici, squadre sportive, colleghi di lavoro, in modo che ogni messaggio sia inviato a tutti i contatti.

Per non dover usare continuamente il cellulare, WhatsApp tramite WhatsAppWeb dà la possibilità anche di ricevere e scambiare messaggi dal pc, con la semplice scannerizzazione di un codice che trasferisce tutto sul pc. Comodissimo, insomma.

Insomma, un’app perfetta, che ha avuto un boom negli ultimi anni e continua ad averne. Per offrire sempre più funzionalità ha inserito la modalità businnes per le aziende. Dunque, all’apparenza WhatsApp ha tutto e infatti lo usiamo quasi tutti.

Ma dal 2014…

Nel 2014 è successo un fatto, che per molti può sembrare irrilevante ma non lo è affatto. Facebook, uno dei social più popolari al mondo (a proposito, sai come usarlo al meglio per i tuoi fini commerciali, assieme a Instagram e Linkedin? Te lo insegniamo noi), ha acquistato WhatsApp.

Il costo dell’operazione è stato di ben 19 miliardi di dollari, non noccioline. A livello pratico non è cambiato nulla, ma automaticamente alcuni dati che gli utenti lasciano tramite l’app di messaggistica diventavano appannaggio anche della società di Zuckenberg.

Ed ora, la nuova informativa sulla privacy ha fatto scappare molti utenti

Il vero bubbone è scoppiato qualche tempo fa, a febbraio, quando era stato dato l’annuncio che si era obbligati ad accettare dei nuovi termini sulla privacy. In realtà, non si trattava di una richiesta di consenso reale, perché chi non si adeguava non avrebbe più potuto usare l’applicazione.

whatsapp crack

Ci sono state molte levate di scudi di persone che non erano affatto d’accordo col fatto di dover condividere determinate informazioni con Facebook, senza sapere che cosa ne avrebbe fatto il colosso di Zuckenberg, che ha precedenti non idilliaci riguardo alla privacy.

Cosa è successo? In tantissimi utenti hanno deciso di dire addio a WhatsApp per applicare su altre app di messaggistica, da Telegram (che parrebbe avere una crittografia più elevata rispetto a WhatsApp ma traccia comunque i dati) a Signal (idem).

Le due app hanno visto un incremento esponenziale dei download e sono state le più scaricate dagli stores sia di Android che di iOS. Signal ha fatto registrare, tra il 6 e il 10 gennaio, ben 7,5 milioni di download in tutto il mondo, 43 volte superiori a quelli della settimana precedente.

Ci sarebbe, come alternativa, anche la svizzera Threema, che sulla carta pare più sicura in merito alla protezione dei dati perché non è collegata al numero di telefono (è dunque open source e offre una crittografia end-to-end e una in versione web), ma non è gratuita, al contrario delle altre.

Che cambiamenti porterà la nuova informativa sulla privacy?

Cosa cambierebbe, in realtà, ad accettare i nuovi termini di privacy richiesti da WhatsApp? Non si sa con certezza e il problema in realtà sta proprio qui. L’app ha deciso di rimandare la questione di alcuni mesi, a maggio, ma il problema ovviamente si riproporrà.

Dal momento in cui Facebook ha acquistato WhatsApp, come detto nel 2014, il colosso di Zuckenberg conosce i numei numeri di telefono utilizzati dall’utente, la frequenza di apertura dell’applicazione e altri dati di utilizzo.

Sa inoltre la risoluzione dello schermo del dispositivo, la posizione stimata dalla connessione internet e altri dettagli simili allo smartphone. Cosa ne fa? Le usa per assicurarsi il funzionamento dell’app e per migliorarla (e sostiene di non usarla per ottimizzare i contenuti pubblicitari)

Con la nuova normativa non si sa bene che cosa cambierebbe. Al momento, Facebook non può vedere il contenuto dei messaggi e della chiamate e non tiene traccia dei contatti delle persone che contattano in WhatsApp, inoltre i contatti di WhatsApp non vengono condivisi con Facebook.

Teoricamente ciò non dovrebbe cambiare. Ma stando agli esperti, Facebook potrebbe vedere i nomi degli utenti, le loro foto profilo, gli aggiornamenti di stato, i numeri di telefono, le informazioni tecniche sul cellulare usato, la versione del sistema operativo e l’operatore telefonico.

Dopo le preoccupazioni di molti, WhatsApp ha comunicato che l’aggiornamento dell’informativa non riguarda in alcun modo la privacy dei messaggi scambiati con amici e familiari, ma include modifiche che riguardano l’eventuale scambio di messaggi con le aziende che usano WhatsApp e fornisce maggiore trasparenza sulle modalità di raccolta e utilizzo dei dati.

Nessuno potrà leggere i messaggi o ascoltare le chiamate, si è ribadito, non si terrà traccia delle persone che verranno contattate, nessuno potrà vedere le posizioni condivise, i contatti non saranno condivisi con Facebook e i gruppi resteranno privati.

Il GDPR dovrebbe proteggere gli utenti europei (dunque anche noi svizzeri)

Secondo gli esperti, però, questo non basta ancora. In Europa è in vigore il GDPR, acronimo significa General data protection regulation e si tratta del regolamento europeo sulla privacy, operativo dal 25 maggio 2018.  Esso non permette, per esempio, di obbligare l’utente a dare un consenso senza poterlo rifiutare.

In termini tecnici non sarebbero ammesse prese di posizione unilaterali sul trattamento dei dati per fini di marketing e profilazione che prescindano dalla libertà di scelta di esprimere o meno un consenso da parte dell’individuo interessato al trattamento.

Il GDPR inoltre dovrebbe proteggere gli europei, comprese Svizzera e Regno Unito, dunque anche con le nuove normative non cambierebbe nulla. Le modifiche riguarderebbero sostanzialmente solamente il resto del mondo.

Rassicurante? Tutto come prima? In realtà non si sa. Secondo molti esperti le spiegazioni fornite non sono abbastanza chiare per potersi fare un’idea di ciò che accadrà. La questione è stata portata dal Garante della Privacy davanti all’Edpb, il Board che riunisce le Autorità privacy europee.

Infatti il Garante ritiene che “dai termini di servizio e dalla nuova informativa non sia possibile, per gli utenti, evincere quali siano le modifiche introdotte, né comprendere chiaramente quali trattamenti di dati saranno in concreto effettuati dal servizio di messaggistica”.

Non si deve dimenticare che Facebook è stata dichiarata dalla Corte di Giustizia Europea non capace di garantire la tutela dei diritti degli utenti europei. L’invio dei dati verso gli USA non è ritenuto sicuro e al colosso è stato chiesto (da parte irlandese) di trasferire i server in Europa.

“Facebook non solo non ha adempiuto a tale ordine ma ora, con questa modifica dei termini di WhatsApp si appresta a trasferire dalla app di messaggistica alle altre società del gruppo una mole enorme di dati”, spiega l’avvocato Dimalta, che sostiene come si invieranno dati a qualcuno che è ritenuto sicuro.

Proteggere l’account è utile a prescindere

Quindi, cosa fare? Bisognerà attendere. Intanto si può proteggere il proprio account WhatsApp in vari modi da possibili hacker: ricordandosi di disconnettersi sempre da WhatsAppWeb, mettendo una password di entrata, non salvando automaticamente le foto ricevute, togliendo l’ultimo accesso.

O ancora, consentendo solo ai contatti di vedere le foto profilo. La sicurezza, ad ogni modo, consiglia di compiere queste semplici operazioni, indipendentemente da quel che accadrà con Facebook.

Il termine per l’entrata in vigore della nuova privacy è fissato per maggio, lì si capirà meglio cosa potrà cambiare.

Ricordiamo che noi di OsaTech rispondiamo a tutte le vostre domande e vi assistiamo anche da remoto.

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