Google riesce sempre a stupirci sin dai suoi albori. Lo fa con i suoi infiniti algoritmi, con i suoi strumenti di analisi e ricerca, con le sue piattaforme sempre più intelligenti. E proprio di intelligenza artificiale vogliamo parlare oggi, dopo la grande novità di Google Bard, esplosa come una bolla nel febbraio 2023.
Per chi ancora non lo sapesse, Google Bard è un chatbot di intelligenza artificiale che nasce dopo la popolarissima ChatGPT di OpenAi. Ma di cui si differenzia per diversi aspetti strutturali e per essere aggiornato al presente. Mentre ChatGPT, al momento, è ferma al settembre 2021.
Google Bard, un Chatbot AI conversazionale
Come ChatGPT, Google Bard è un chatbot AI conversazionale con modello linguistico di grandi dimensioni (LLM – Large Language Model) di Google, noto come LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) sviluppato da Google AI, che può essere usato in tanti modi, perlopiù apprezzato per la capacità di generare testi di ogni tipo.
Gli puoi fare qualsiasi domanda, purché rientri in quelle ammesse dalle regole sui contenuti, che Bard ti risponde senza esitare.
La caratteristica più importante è il fatto che Bard è stato addestrato su un enorme set di dati di testo e codice, per questo motivo riesce a generare testo, tradurre lingue, scrivere diversi tipi di contenuti creativi e rispondere a qualsiasi domanda.
Allo stesso modo di GPT-3.5, il modello alla base di ChatGPT, gli ingegneri di Google hanno addestrato LaMDA su centinaia di miliardi di parametri, lasciando che l’intelligenza artificiale apprendesse il linguaggio naturale da sola. Da questo apprendimento ne è venuto fuori un chatbot capace di rispondere a qualsiasi domanda in un linguaggio assolutamente naturale e colloquiale.
Come iniziare a usare Google AI Bard
Per iniziare a usare Google Bard, puoi andare direttamente sul sito https://bard.google.com/, accedendo con il proprio account Google, oppure scaricare l’app.
Una volta effettuato l’accesso, si vede una schermata con l’invito a formulare domande di cui Bard fornisce qualche spunto, come “Dammi 5 idee regalo per una persona appassionata di cinema”, e poi un avviso che recita:
“Sono Bard, il tuo utile collaboratore creativo. Ho delle limitazioni e a volte potrei non capirti, ma il tuo feedback mi aiuterà a migliorare.”
Dunque, da questa dichiarazione capiamo che questa tecnologia è in un work in progress. Il “sistema” potrebbe commettere qualche errore, prendere qualche cantonata nel dare informazioni dopo essere stata interrogata.
E questo bisogna tenerlo bene a mente: al momento, poi non si sa come si evolve la tecnologia nel prossimo futuro, Google Bard, come pure altre forme di intelligenze che sfruttano la stessa metodologia, non sono infallibili.
Dunque, digitiamo la nostra domanda e subito il robottino formula la sua risposta di cui presenta diverse varianti, e di cui si può dare anche una valutazione di qualità (pulsante “Feedback”). Se la risposta non è quella che ci aspettavamo, si può riformulare la domanda. A questo proposito, c’è da dire che si può affinare la modalità in cui si generano le domande.
È bene partire dal presupposto che suggerimenti vaghi o mal costruiti possono portare a risultati poco soddisfacenti.
Non a caso stanno nascendo nuovi profili professionali, i Prompt Engineer, che sanno utilizzare il linguaggio giusto e articolato per creare i prompt più efficaci, ovvero gli input da dare alla macchina affinché essa risponda quanto meglio possibile.
Dopo aver ricevuto la prima risposta, si può proseguire la conversazione entrando sempre più nel dettaglio. Questo è il trucco nell’usare Bard, o anche ChatGPT, stratificare le domande, entrare nello specifico.
Le funzioni utili di Bard
Ciò che distingue Google Bard da ChatGPT e da altri chatbot è la possibilità di ricevere alternative alla stessa risposta. Facendo clic su “Visualizza altre bozze”, si accede alle altre risposte.
È anche possibile fare clic su “Rigenera bozze” per richiedere a Bard un’altra risposta. Ciò detto, provando le varie versioni i testi non cambiano di molto. Tanto vale, dunque, generare nuova richiesta per ottenere una risposta più attinente. Ricordando che per ottenere il massimo da Bard, si può creare un dialogo continuo che può ampliare l’argomento.
All’interno della finestra di Bard, sulla barra laterale a sinistra, guardando lo schermo di fronte, si trovano le chat con le richieste fatte, che è possibile vedere tutte e/o cancellarle in “Attività di Bard”.
Google consente anche di esportare le risposte direttamente in Gmail o in Google Docs. Basta fare clic sull’icona di condivisione sotto una risposta di Bard e cliccare su dove si vuole esportare la risposta.
Cosa si può fare con Google Bard?
Oltre a chiedere informazioni di ogni tipo, con Bard si possono fare diverse cose, molte delle quali possono tornare utile al Digital Marketing per aziende, tra queste,
- usarlo come strumento di analisi, brainstorming, per creare la struttura di un testo (titoli e sottotitoli).
- Analizzare le immagini e creare contenuti correlati.
- Chiedere aiuto per generare testi di ogni tipo: capita di sentirsi bloccati quando si deve scrivere. Ecco che Bard può darci qualche spunto per scrivere saggi, email, articoli, post di blog e piani aziendali.
- Interrogato a dovere, Bard può creare storie originali e fantasiose, ma anche poesie.
- Usarlo come traduttore e correttore di bozze.
- Scrivere e “debuggare” codice.
- Chiedere di creare itinerari di viaggio con le attrazioni più importanti di una città.
Importante, come già premesso, ricordare che tutto ciò che viene prodotto da Bard deve essere rivisto da un’intelligenza umana. Oltre ai possibili errori, infatti, nessuna macchina, per quanto intelligente, potrà mai sostituire l’essere umano con le sue stratificate capacità e possibilità di interpretazione, con le sfumature creative che lo caratterizzano.
Attenzione alle allucinazioni di Bard
A differenza di ChatGPT, Google Bard è aggiornato agli eventi attuali e al contesto moderno. Ciò non toglie, tuttavia, come premesso, che le sue informazioni siano sempre corrette. Google stesso, parlando di Bard, avvisa che il chatbot potrebbe “soffrire” di allucinazioni.
Il suo primo errore risale proprio al 6 febbraio 2023, quando sbagliò nel rispondere alla domanda sulle recenti scoperte del telescopio spaziale James Webb. Un errore costato molte critiche oltre al ribasso di qualche punto del prezzo delle azioni di Google.